Appartengo alle terre di Gianni Rodari. Non me ne posso
certamente fare un vanto. È il caso che l’ha voluto. Ma questo mi ha permesso
un’attenzione maggiore alle problematiche da lui affrontate. Sebbene per motivi
professionali abbia approfondito una pedagogia che privilegiava l’adolescenza (insegnando
in Istituti Liceali, il mio sguardo era rivolto principalmente al rapporto adolescente-adulto)
questi racconti di Aru, rivolti al mondo dell’infanzia, mi danno adito e sprone
per discettare di una scrittura che mette al primo posto il bambino e che non
può né deve essere trascurata o snobbata. Rodari insegna. “Il voltolino”, che si traduce in una serie di brevi racconti
fantastici – ma non troppo – si propone di stimolare l’intelligenza e la
curiosità infantile. Partendo da una
verità ormai assodata, ma spesso dimenticata – “maxima debetur puero revetentia” – l’opera percorre una serie di
situazioni atte a trasmettere interesse ed ampliare conoscenze. Sembra quasi di
assistere ad un drone il cui sguardo spazia ovunque sia possibile penetrare. I
luoghi appartengono all’esperienza dell’autore, naturalmente, e sono messi a
disposizione del fanciullo che ne potrà trarre vantaggio e utilità sia per il
presente che per il futuro. Così dalla metropolitana di Milano alle nebbie di
Bergamo, dalla campagna al mare, dal trattore Garibaldi agli uomini di foglie,
si snodano favole fantastiche tra sogno e realtà. Ed è proprio il sogno che
guida spesso la vita, non solo del bambino bensì dell’adulto, il quale, se
potesse, ritornerebbe volentieri indietro per ripercorrere, ora
consapevolmente, parte della sua esistenza. Perché, come sta scritto in quarta
di copertina, “viaggiare attraverso la
fantasia, in fondo, è una delle più serie missioni della nostra esistenza.”
Si tratta quindi di un percorso non fine
a se stesso: il viaggio merita attenzione, passione, desiderio; il viaggio
induce a conoscenza, opportunità, disvelamento. Aru è consapevole di ciò, e in
questa consapevolezza inquadra i suoi brevi racconti destinati all’infanzia per
costruire un’affinità familiare, un mutuo interloquire finalizzato alla
crescita, recuperando la scrittura e quindi la lettura in un mondo che va via
via sgretolandosi in formule e forme spesso tecnologicamente alienanti. Non
intendo, ben inteso, criminalizzare nulla delle molteplici implicazioni
comunicative contemporanee, ma c’è un modus
comunicandi che non può essere trascurato. Il fuoco che Prometeo ci ha
concesso sottraendolo agli dei ci ha permesso la costruzione del linguaggio e
con esso il colloquio e la scrittura. Non dobbiamo dilapidarne il regalo. Per
questo è importante il rapporto adulto-bambino, presentato in quest’opera di
Aru. Finis coronat opus, si potrebbe in
conclusione dire. Infatti, Il voltolino
è costituito da storie da leggere “insieme,
in famiglia, avvolti dal tepore di casa”, per recuperare il rapporto con i
figli, per farli crescere affinché non si disperdano quelle qualità tipicamente
umane che sono lo sviluppo, fisico e mentale, e la conoscenza, di sé e del
mondo.
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