Ho
insegnato Storia per una trentina d’anni. So cosa significa, sia come docente
che come studente, la noiosa ripetizione di date ed avvenimenti. Possedere,
invece, tra le mani documenti e testimonianze reali porta sia l’allievo che
l’insegnante a recuperare passione e interesse, soprattutto quando questi attestati
repertano situazioni significative e di rilievo. È il caso di questi due preziosi volumetti di
Claudio Bossi dedicati all’approfondimento di vicende e personaggi legati
all’affondamento del Titanic.
Non
si tratta, come ben specifica l’autore, di romanzo e pura invenzione. Ma di
ricerche sul campo, in archivi, in colloqui coi superstiti o con i loro
parenti, in registri, talvolta nascosti talvolta apparentemente insignificanti,
e tuttavia fonti di inequivocabile valore. In tal modo il lavoro risultante è
un preciso identikit di persone, avvenimenti, oggetti ruotanti attorno a
ciò che fu nell’immaginario collettivo del tempo la grande e inimitabile
operazione Titanic.
L’autore
ci confessa di essersi interessato ed innamorato fin da ragazzo al mistero di
questo mastodontico, impressionante e, per i contemporanei, inaffondabile macchinario.
Da qui la sua curiosità confluita nella ricerca storica che ha contribuito a
fare di Claudio Bossi il massimo esperto in materia. Non per nulla lo stesso
autore è consulente presso Raistoria, il che ci induce a valorizzare il suo
impegno e la sua credibilità, nonché la sua esperienza nella ricerca al
contributo di verità su ciò che esiste a proposito del Titanic.
Ma
non è tutto.
Infatti,
attorno alle vicende del Titanic, Claudio Bossi costruisce la storia di quegli
anni (la nave colpì l’iceberg che l’affondò nella notte tra il 14 e 15 aprile del
1912). Anni in cui tutto appariva proiettato verso un futuro di felicità e di
benessere, anni cosiddetti della belle époque, fulgida stagione di
divertimenti e di scoperte inaudite, ricca di nuovi monumenti eretti per il
benessere della società (uno di questi, appunti, fu il Titanic), anni in cui
l’orrore della guerra era lontano, inesistente, sebbene gli egoismi
nazionalistici e il costante riarmo ne facessero prevedere l’incipit
imminente. Allo stesso modo il racconto di quegli avvenimenti non si ferma ad
esaminare solo le circostanze esterne, bensì analizza la società del tempo, la
rigida divisione in classi sociali, ad esempio (prima, seconda, terza classe),
la consapevolezza di una svolta e di un procedere tecnico capace di
rivoluzionare il futuro.
In
questo lavoro di ricognizione e di autenticazione, l’autore è ben consapevole
che non può giudicare con gli occhi del terzo millennio. E ce lo fa sapere. Ecco
un altro pregio dello storico. La capacità di sottrarsi all’oggi per immergersi
completamente nell’ieri, e nei preziosi documenti che ha sotto mano, perché è
solo nell’ieri, e nelle pagine del tempo ritrovate, che può scaturire un
giudizio neutrale e una visione obiettiva.
Inoltre,
insieme con la grande storia l’autore ci racconta la micro storia: quella
locale, quella di uomini e donne che per fortunata coincidenza riuscirono a
salvarsi dal naufragio per poi narrare, da testimoni vivi, l’accaduto di quelle
tragiche ore. Ecco allora che nascono i racconti del picasass, Emilio
Portaluppi, di Arcisate, miracolosamente scampato al disastro e di Margaretha
Frölicher-Stehli, la cui descrizione si amplia in una visione storica sociale
di un mondo da una parte povero, poco considerato e desideroso di ascesa
sociale, dall’altra ricco, industriale e all’apice.
Quello
che qui mi preme mettere in luce non sono tanto gli eventi che hanno
caratterizzato i due personaggi quanto la circostanzialità delle notizie che
Claudio Bossi ci fornisce intorno a loro. Del picasass ci fa sapere il
travaglio degli scalpellini della Valceresio, il loro desiderio di emigrare, la
loro volontà di cambiamento; della signora Margaretha l’autore ricostruisce la
genealogia sia individuale sia industriale. Conoscenze, queste, che si
aggiungono a quelle già riportate sulla grande storia.
Pagina
dopo pagina, quindi, noi veniamo informati di un mondo lontano un secolo, ma
che sopravvive grazie al lavoro di storico, alla ricerca documentale,
all’analisi e alla sintesi di incontri personali e di interviste mirate.
Per
chi volesse saperne di più consiglio il sito web www.titanicdiclaudiobossi.com,
in cui si possono trovare ulteriori informazioni riguardanti quel fenomeno di
ingegneria (ma fu davvero così?) che rappresentò il Titanic alla soglia del
novecento.
Enea
Biumi
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