giovedì 30 novembre 2023

Fabio Dainotti, L’albergo dei morti, Manni, San Cesario di Lecce, 2023, € 18,00


 “L’albergo dei morti” è una silloge-diario-poetico che spazia tra gli affetti del poeta e ne traduce le emozioni, i dubbi, le incertezze, i rimorsi. Il percorso è quello del quotidiano vissuto in uno spirito che raccoglie le più svariate sfumature dell’essere: uomo, amico, amante. Il tutto dosato e bilanciato attraverso una lente che ne esalta la specificità e inquadra le liriche in un attento gioco di contrappunti sonori volti ad accendere l’attenzione del lettore e a distribuire musicalità e potenza ai versi che si dispiegano come appartenessero ad un album fotografico di ricordi.   “Amaramente soffia e spinge il vento /  le onde sul litorale abbandonato; /  pare il suono di un corno desolato. /  Quanto tempo è passato, un anno, cento.”  Testimoniano l’aspetto diaristico le dediche che l’Autore pone a numerose poesie qui inserite. Dediche che danno il “la” e vivacizzano volti, situazioni, luoghi. Ecco allora che tutto si anima in una specie di esame di coscienza seralsolitario per un confronto con la propria esistenza: la memoria di ciò che è stato fatto e di ciò che si sarebbe potuto fare. Ma non c’è rimpianto. Il poeta non vuole consolazione né commiserazione. A volte rimane un sorriso, a volte subentra il dolore, a volte appaiono desideri inesprimibili o inespressi. Il tutto, però, senza inutili e fastidiose lamentazioni. Lo spazio della vita, sembra voler sottolineare l’autore, è talmente breve che non ci si può soffermare sui reclami. “Mi sento sollevato: / non voglio essere interrato /  da solo, senza tutti i miei parenti; /  da solo, come sono sempre stato.”  Si entra allora in questo grande “albergo dei morti” e si fotografa il vissuto, lo si studia nei suoi meandri più profondi e occulti, ci si interroga su occasioni perse o sprecate, si firma il registro posto sul banco della reception che è poi, come dicevo all’inizio, un diario poetico. “Ci sono ancora rose nei rosai, /  le rose che profumano (e non colsi), /  nel giardino incantato della villa (…) /  E tu, fuggita via, forse per sempre. /   Ingiustamente. /  Forse./  Amaramente.”  Da sottolineare il fatto che pur nella componente diaristica le poesie non sono presentate in forma cronologica, se cronologia esiste questa ha la caratteristica dell’interiorità o del fluire della coscienza. Il poeta, dapprima, ci introduce nel suo mondo con una lirica dedicata al fratello (Al fratellino già vecchio) per poi passare alle sue prime amicizie in cui fa capolino la sua sensibilità, il suo disagio, la sua solitudine che sconfina con un quasi isolamento sociale.   “nei viaggi ho perduto il mio cuore /       dover andar dove /  non ti aspetta nessuno / quanti fiori ho calpestato / quanti amori ho rifiutato / Torino Genova Roma /  per l’altro mondo si cambia.” Il sentimento comunque che prevale è l’amore in tutti i suoi aspetti, familiari, autorevoli, evocativi, in tutti i suoi momenti di gioia, di speranza, di attesa, in tutti i suoi anfratti di malinconia, ironia, compiacimento. E come nel più classico schema tradizionale ecco che l’amore viene accostato alla morte, rievocata tra l’altro nel titolo stesso della silloge. Il tutto ancora una volta stemperato in una serie di composizioni che tendono ad abolire il tragico sostituendolo con l’oggettiva realtà del normale. “Se sfiori i tasti bianchi e neri, come /  i tuoi pensieri, rondini volate / oltre mare per sempre, / forse è per caso, forse in sogno, infatti /  si muove la tua chioma al ralenti.” E ancora:  Scene di vita, stanza interno tre, / del popolare vecchio casamento, /  dove la vita scorre sempre uguale /  e moriamo ogni giorno, ogni momento: /   ma il faut tenter de vivre, sì, tentare /  di vivere sapendo di vivere.”  Tuttavia, la poesia di Fabio Dainotti trascende spesso il suo io e lo amplifica fino a consegnarlo al lettore, il quale, consapevolmente o no, lo traduce nella sua vita, nelle sue abitudini, nei suoi comportamenti, passati ed attuali, rivestendolo, se così si può dire, con il proprio quotidiano. Non si tratta infatti solo della “sua” Milano, della “sua” Vigevano, della “sua” Agropoli. Città, paesaggi, viaggi, così come ci vengono presentati dal poeta, appartengono a tutti, sono di tutti. Come di tutti sono i sogni, le delusioni, gli amori. L’io dell’autore diventa l’io del lettore che si vede coinvolto e trascinato in esperienze simili alle sue.   "Uomini di dolore, disperati, /          affondando tra le ondate/  con gli occhi dilatati dall’orrore /  alzavano al cielo /  le braccia che reggevano bambini /  per dargli ancora un attimo di vita.”   In definitiva ne sorte un viaggio, a tutto tondo, entro l’anima del poeta, che ripercorre luoghi, persone, accadimenti che lo hanno formato, ai quali Dainotti offre pagine di autentica consapevolezza e amorevole acquiescenza. È un ricercare il senso della vita, spesso oscurato da inganni e mistificazioni, con le sue piacevolezze, le sue virtù, le sue cadute. Attraverso una specie di flashback interiore l’autore si guarda allo specchio e disvela al lettore l’importanza di essere se stessi in ogni momento ed in ogni luogo, sia esso Agropoli o Milano, perché non è tanto l’apparire agli occhi dell’altro che plasma l’uomo ma il suo atteggiamento di fronte alla vita: una corporeità richiamata in continuazione dalla propria caducità e dalla presenza della morte.

 Enea Biumi                                                                             

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