(estratto dalla prefazione di Enea Biumi)
La
passione e lo studio della letteratura contemporanea (quella per intenderci che
va dal secondo novecento fino ad oggi) hanno indotto Andrea Rompianesi ad un
costante rapporto/confronto con quanto veniva pubblicato dal 2010 in poi, in
un’ottica di critica d’autore, molto vicina a quella militante.
Ciò che lo ha mosso è stato il desiderio di un assoluto approfondimento secondo
una sua idea di poetica, di certo non solo soggettiva, ma ponderata in contesti
più ampi, e generata da anni di perdurato interesse nonché predilezione di
quello che per lui era – ed è – sostanziale al fenomeno “scrittura”.
Riuniti
in quel “peculiare genere metaletterario che è un’Antologia”
(l’osservazione appartiene a Pier Vincenzo Mengaldo) questi
percorsi di scrittura sono un esempio del lavoro sul campo portato avanti da
Rompianesi nella certezza di contribuire a far udire la voce degli scrittori
esaminati e registrati, anche perché validamente inseriti in un contesto
culturale ampio seppure a ridosso del grande pubblico, e quasi underground
o borderline, vista l’oggettiva presenza di testi che coinvolgono sia
sigle di nicchia che commerciali.
Sono centodue i percorsi che qui vengono presi in esame con quella visione, come esponevo, sempre attenta alla congiunzione tra significato e significante. Ogni opera ed ogni autore, infatti, vengono colti e guardati attraverso la lente di un’attenta valutazione alla ricerca di un quid capace di generare ed evidenziare individualità precise emergenti. Il suo esame, inoltre, non vuole e non deve essere solo di superficie, e quindi benevolo, bensì severo indagatore. La disanima di cui si avvale comprende le regole della retorica che offre al lettore l’intelligenza di ciò che sta scritto in un contesto di vera e propria critica letteraria, lontana però dal vuoto di una generica apologia del testo.
I
percorsi di scrittura di Rompianesi sono per evidenziare e non per elogiare,
alieni da quella specie di captatio benevolentiae che spesso conduce un
critico obnubilando la verità del contenuto e della forma. Ne scaturisce quindi
una professionalità plasmata da un continuo studio e da una appartenenza seria
e coerente al mondo della scrittura. Non per nulla la casa editrice da lui
fondata ha la dicitura di “Scrittura creativa” e la promessa di
pubblicare solo opere di qualità: massimo tre in un anno.
Per rimanere nel simbolo del percorso è evidente che ogni cammino o sentiero contiene di per sé diversi indirizzi e fermate: ecco allora che l’itinerario, che viene proposto, allarga i suoi orizzonti, si distende ed estende ad altre rielaborazioni. Non esiste, ci fa sapere Rompianesi, solo la letteratura in lingua. Da Pasolini ad altri autorevoli critici, come il già citato Pier Vincenzo Mengaldo, abbiamo ormai imparato che la letteratura italiana è costituita anche da autori dialettali. Perciò il suo interesse, autorevolmente supportato, si posa anche su poeti come Nina Nasilli, Ferruccio Giuliani, Emilio Rentocchini.
Chiaramente
mi è impossibile citare tutte le opere da lui analizzate. La buona volontà e
soprattutto la curiosità condurranno il singolo lettore nella giusta
comprensione, sebbene gli esempi che potrei fare siano molteplici e tutti
indicativi del buon lavoro svolto.
Nel
cammino intrapreso, dunque, si evidenziano alla fine mete e risultati. La meta
è stata raggiunta con quell’accostarsi quasi in punta di piedi ai lettori,
suggerendo loro, nello spirito della maieutica socratica, alcuni accostamenti,
alcuni passaggi, alcuni indirizzi. I risultati sono quelli espressi in forma
più o meno esplicita in un florilegio indicativo e appagante del suo lavoro.
Il
compito adesso sta al lettore. Gli spunti ci sono. Basta riconoscerli e farne
buon uso per una comprensione migliore di quegli autori antologizzati e per una
consapevolezza maggiore di quello che la letteratura sa donarci.
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