L’esergo introduttivo, (“La
mujer gorda venia delante / arrancando las raices y mojando el pergamino de los
tambores” “La donna grassa andava avanti a tutti / strappando le radici e bagnando
la pergamena dei tamburi”) insieme con la breve ma didascalica nota
inziale, traccia un percorso esegetico lungo il quale il lettore è portato a
soffermarsi e a riflettere. Due sono gli elementi essenziali che preannunciano
l’argomentazione testuale: da una parte il poeta Garcia Lorca, dall’altra il
pittore Botero: l’uno e l’altro vincolati da una entelechia imprescindibile –
che oltretutto dà il titolo alla silloge – : la donna grassa. Il
contenuto transita quindi in un apparente realismo offerto per altro da segni
di evidente oggettività (“le tracce scandite / incise su pietre selciato a
terra ancorate”, “rilievi di / luce ancorate alla notte”; “vetture ai lati
della strada”; “le belle luci a goccia / nitide / dei lampadari”). Ma il
significato in poesia, e soprattutto nei versi di Rompianesi, non può
prescindere dal significante, essendo strettamente complementare nel formare
quell’unicum che dà senso alla scrittura. La verifica di ciò è data dalla
musicalità che traccia la destrutturazione dei versi tra poesia e non-poesia,
là dove, come giustamente afferma Massimo Scrignòli, esiste “la necessità di
un dire che fortunatamente esula dalla piattezza”. Ed è necessario
affermare che il significante si colloca in due piani diversi, sia ben
paralleli. Questa silloge poetica di Rompianesi, infatti, come un’opera
teatrale, ha due tempi: nel primo si esplica il dramma, in una anamnesi
meticolosa e passionale, nel secondo si risolve il conflitto. Allo stesso modo
c’è un prima del tutto nominale, costruito per lo più in novenari-endecasillabi
con le più svariate assonanze, ed un dopo in cui la scrittura simula la prosa
in spazi scenici ben coordinati e precisi, come se la poesia appartenesse ad
altro, come se il poeta volesse trasportarci in atmosfere da cinematografo o
d’arti visive. Ecco allora che quella citazione iniziale ripresa da Garcia
Lorca prende corpo e visibilità nelle forme delle donne di Botero. E bene ha
colto nel segno Paolo Ruffilli quando sottolinea “Titolo felice, per di più all'insegna degli straordinari poteri della
poesia di Garcìa Lorca (a me particolarmente caro) e nel riflesso a specchio
delle donne di Botero.” La tela che di solito
separa l’attore dallo spettatore si squarcia, la quarta parete si dissolve e il
lettore-spettatore si immerge in un “cadenzato passo di ballo” o in una “tenue
serale orazione”, seduto o sdraiato su “un divanetto bianco moderno /
del locale notturno”, dove “la donna grassa coltivava ricordi allegri
(…) a contendere assorta viavai di passanti”. L’incanto di questa donna
grassa ci coinvolge, conducendoci oltre la realtà, in luoghi senza tempo né
orologi, in passioni immaginate e mai terminate, là dove “il volo tra i fantasmi del gioco trascina me lettore – afferma Ruffilli – in
mezzo ai lampi di luce e sciabordio di flutti dietro al ritmo dei versi". Ricordava Ungaretti in una nota alle sue poesie che la parola (cito a
memoria) ha valore come suono. Questa raccolta di Rompianesi conferma ancora
una volta la validità di quell’affermazione: la musicalità ottenuta attraverso
i suoi versi avvalora la realtà e la percezione che di essa abbiamo.
Enea Biumi
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