Si riscontra in questa raccolta di Assaggi critici di Pasquale Balestriere una visione della
letteratura molteplice e variegata. Innanzitutto ho notato una conoscenza
profonda e puntuale dell’universo oraziano descritto con dovizia di
particolari, insistito su aspetti forse meno noti ma non privi di interesse per
un autore che al di là dei ricordi scolastici per molti, me compreso, non
rientra probabilmente nelle letture quotidiane. Per misurare le qualità della
sua introspezione critica basta menzionare i vari capitoletti in cui è
suddiviso il suo trattato su Orazio: l’uomo
e lo scrittore, il tema della femminilità, la filosofia oraziana, la religione
e il motivo simposiaco-conviviale. Ne esce un ritratto a tutto tondo di un
intellettuale romano del primo secolo a.c., che accomuna doti e difetti dal
punto di vista umano, ma che si eleva considerevolmente come scrittore e poeta.
Interessante risulta essere la disanima che l’Autore fa delle opere oraziane
intravvedendo e ricercando in esse i punti salienti da trascrivere e far
conoscere al lettore. Così vediamo un Orazio umanizzato a tal punto che ci
sembra quasi di averlo presente fisicamente, di osservarlo “basso, bruno, tendente alla pinguedine,
instabile, iracondo”, di vederlo combattere per farsi largo tra
l’intellighenzia del tempo, lui che era nato da un liberto e che per un
ventennio non era certo vissuto nell’abbondanza. Poi la svolta nel 38 a.c. quando
viene ammesso nel circolo di Mecenate. Ma una svolta che non inficia il suo
equilibrio, anzi lo rafforza. Gli stessi suoi amori risultano essere pacati,
sereni, trattati quasi superficialmente: si
direbbe che Orazio non abbia mai amato veramente. Ciò nonostante il
Venosino si circonderà di compagnie femminili, almeno così appare dai suoi
versi, per tutta la vita. Non mi dilungherò oltre per non togliere il gusto di
una lettura affascinante e accattivante, concretamente viva e densa, facile da
scorrere nonostante l’altezza e la profondità della materia e dell’uomo. Allo
stesso modo si svolgono le ricerche su altri autori un po’ più vicini a noi nel
tempo, quali Dino Campana, Giorgio Barberi Squarotti, Paolo Ruffilli, Pasquale
Festa Campanile, ed altri non meno importanti e avvincenti. Da ultimi, ma non
meno considerevoli, due saggi: uno sull’accento
nella traslitterazione del greco antico ed uno sulla poesia, che ci fanno comprendere, se ce ne fosse bisogno, di
essere di fronte ad uno studioso che non si limita a trascrivere o riferire
piccole porzioni di letteratura, ma ne compendia e ne approfondisce con rigore
e sensibilità tutta una gamma che va dal classico al contemporaneo, dalla
poesia alla prosa, dalla ortoepia alla riflessione sulle varie poetiche e sulla
loro validità in ambito sociale e moderno.
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