martedì 9 luglio 2024

Marco Plebani, DECIMO DAN, ed. La Gru, Latina, 2022

 



Ho trovato Decimo Dan come se fosse una panoramica a tutto tondo su che cosa sia il senso della vita, i suoi perché, i suoi intoppi, le sue piacevolezze, le sue incognite. Da una parte la felicità, anche di un solo momento, dall’altra la tristezza ed il dolore, cui si accompagna, come ombra benevola, un’ironia acuta che dà all’insieme il giusto apprezzamento. “Quotidianamente abortisco amore, / io sono un poeta / e dico la verità / sotto forma d’enigma.” Ecco allora che si disvela il valore quotidiano del vivere, anche in contrapposizione ai propri desideri e alle proprie intenzioni. “Chi mi risveglierà? / Chi mi risveglierà? /  Chi mi risveglierà/ da questo torpore ipno-paranoideo?”. È un cammino che si esprime attraverso la dedizione della parola e l’espressività dell’immagine che ne sorte. L’immediata sensazione è di trovarsi di fronte ad un intreccio di prospettive che sorprendono: “Voglio un verso senza pause e scuse”. Infatti le espressioni usate sono vive, genuine, forti, tentano di esprimersi come se uscissero dal fiume della dimenticanza, il Lete,  per rivendicare l’ἀλήθεια, la verità dei Greci. “Il naturale tramutar del tutto / porterà via volendo / un’umanità disumanizzata / da pornografia e videopoker.” Emerge allora la possibilità di cogliere il proprio limite nei segni-segnali che decifrano l’io in rapporto al mondo in una scansione che segna il desiderio di comprensione: di sé innanzitutto, e di chi ci circonda (discepoli, politici, città).


Enea Biumi

 


1 commento:

  1. Ti ringrazio vivamente Enea, onorato delle tue considerazioni, un abbraccio!

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