Ho trovato Decimo Dan come se
fosse una panoramica a tutto tondo su che cosa sia il senso della vita, i suoi
perché, i suoi intoppi, le sue piacevolezze, le sue incognite. Da una parte la
felicità, anche di un solo momento, dall’altra la tristezza ed il dolore, cui
si accompagna, come ombra benevola, un’ironia acuta che dà all’insieme il
giusto apprezzamento. “Quotidianamente abortisco amore, / io sono un poeta /
e dico la verità / sotto forma d’enigma.” Ecco allora che si disvela il
valore quotidiano del vivere, anche in contrapposizione ai propri desideri e
alle proprie intenzioni. “Chi mi risveglierà? / Chi mi risveglierà? / Chi mi risveglierà/ da questo torpore
ipno-paranoideo?”. È un cammino che si esprime attraverso la dedizione della
parola e l’espressività dell’immagine che ne sorte. L’immediata
sensazione è di trovarsi di fronte ad un intreccio di prospettive che
sorprendono: “Voglio un verso
senza pause e scuse”. Infatti le
espressioni usate sono vive, genuine, forti, tentano di esprimersi come se
uscissero dal fiume della dimenticanza, il Lete, per rivendicare l’ἀλήθεια, la verità dei
Greci. “Il naturale tramutar del tutto / porterà via volendo / un’umanità
disumanizzata / da pornografia e videopoker.” Emerge allora la
possibilità di cogliere il proprio limite nei segni-segnali che decifrano l’io
in rapporto al mondo in una scansione che segna il desiderio di comprensione:
di sé innanzitutto, e di chi ci circonda (discepoli, politici, città).
Enea Biumi
Ti ringrazio vivamente Enea, onorato delle tue considerazioni, un abbraccio!
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