Tiziano Rossi, poeta di lunga e accreditata militanza
letteraria, ha dato alle stampe un testo che raccoglie brevissime prose
essenziali, “Piccola orchestra”, definite antifavole e dicerie. Non nuovo a
questa formula espressiva, Rossi sperimenta l’uso calibrato di un lavoro teso,
come dice nella prefazione Stefano Raimondi, ad una vera e propria sottrazione
del dire, in una prosa sostanzialmente ancora determinata ad essere comunque
narrante. Il tutto addensa climi esigibili di costante e signorile ironia, con
aspetti di vera e propria comicità in un teatro di figure che caratterizzano
ogni profilo. Molte conclusioni rapide dei brevi passi indicano la via
inevitabile di un epilogo spesso secco e amaro, ma senza che l’autore perda il
suo distacco misurato e la sua funzione di osservatore lucido e disincantato;
indicativo il personaggio affezionato alla borsa dell’acqua calda con la quale
instaura un rapporto affettivo, del tutto impossibile invece nei confronti di
un cucciolo di cane, cacciato a pedate. Una fonte d’ironia a volte cinica che
intende smascherare ruoli superficialmente acquisiti e che , in realtà,
nascondono tratti imprevedibili e spiazzanti. Anche le figure animali assumono
connotazioni capaci di rappresentare esiti e stati che volgono a sviluppi
classici nel paradosso che si fa insegnamento, esprimendo difetti e toni
esplicitamente antropomorfici. Il
percorso dei racconti tende a riferire escludendo, sia negli aspetti più concreti che in quelli surreali,
una qualsiasi espressione consolatoria o giustificativa. La traccia registra,
attraverso l’osservazione dell’autore, con un elegante distacco, ironico e
cinico, il semplice svolgersi di eventi che improvvisamente si concludono in un
carattere di sospensione privo di risposta. Scrive Tiziano Rossi, in un finale
esemplare: “ Ora quella morbidissima cadenza del mezzo sta lievitando ed ecco
che l’autobus addirittura si libra sereno nell’aria: è un fatto che nessuno ha
voglia di interpretare”. Sembra proprio che l’intenzione dell’autore sia quella
di comunicare episodi distaccati e avulsi da una qualsiasi logica prevedibile e
capaci di porci all’osservazione del minimo atto in sé estraneo alla
spiegazione, quasi che la vitalità del contesto non necessiti di elementi
assolutori per realizzarsi e ci mantenga nell’impossibilità di asserire. La
scrittura si presenta sempre di una totale e assoluta semplicità; un dicibile
posizionato nel ritmo costante dei brevissimi racconti, come tappe di un
succedersi di attimi regolati da un timbro di pacata inevitabilità. Tale clima
appare riconfermarsi anche nella sezione che coinvolge nomi di poeti e filosofi
anch’essi inseriti in questa equilibrata partitura che determina il luogo del
possibile e, nello stesso tempo, del surreale, coniugata in una sintesi corale.
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