venerdì 19 agosto 2022

Walter Chiappelli, Sì, Genesi Editrice, Torino, 2021


 

La dinamica musicale contenuta nelle liriche di Walter Chiappelli fa sì che le sue liriche approdino ad un racconto che abbraccia la totalità dell’esistenza. Lo dimostra quel “Sì” che dà vita e senso all’intera raccolta. Siamo di fronte ad un’architettura volta non solo a costruire metaforicamente una meditazione ed una riflessione, laica o religiosa poco importa, bensì a delineare una ritmica attraverso assonanze e consonanze atte ad esprimere un respiro del verso e la sua profondità.

È come quando si ascolta una perfetta partitura che il direttore d’orchestra calibra e dirige attraverso pause, forti e piani, improvvise accelerate di tempo, virtuosi silenzi. Davanti a queste forme il contenuto diventa ipso facto comprensibilmente chiaro, adamantino. Ed allora, come in un susseguirsi di aforismi, riappare la forza della poesia.

“…snebbiare snebbiare/ verso dopo verso varie poesie / vagamente ermetiche / e sperare di scorgere raggi d’amore/ le ali della gioia a pieno volo”

Amore, gioia, speranza: ecco i pali sui quali viene consolidata la parola poetica che serve da faro per proseguire il viaggio, sebbene in alcuni momenti il dolore ed il male abbiano la capacità di sopraffare il bene e la felicità. Ed ecco a questo punto affacciarsi l’alchimia della fede che disgela e cicatrizza la vita.

Sono i testi di Chiappelli volutamente personali, ma nello stesso tempo trascendono il sé e si fanno portatori di testimonianze. Non c’è ambiguità, ma riflessione autentica. Non c’è retorica, ma capacità persuasiva.

“Il fuoco non incenerisce la luce/ né l’acqua può affogarla/ il dio sole raggia la sua verità/ sa che nessuna potenza palpitante / può spengerla o mutarla in menzogna”

Oltre alla gradevolezza e alla bellezza insite in queste liriche, dobbiamo notare anche il desiderio di ricerca della verità: non quella assoluta, filosofica, ma quella del quotidiano, dell’hinc et nunc, dell’attimo fuggente. Non a caso in una sua poesia l’autore dirà: “Fra 18 anni avrò cent’anni/ bel bersaglio se riesco a centrarlo…/ ma occorre che qualcuno/ con arco teso e con gran cura / lanci spero con gentilezza/ uhi, senza innervosire il dolore/ ch’è sempre all’erta e mai sazio”

Le domande e le constatazioni sono quindi all’ordine del giorno. Si susseguono ininterrottamente come un fiume in piena. Ci si chiede che cosa sia l’amicizia, la lealtà, l’amore (erotico o platonico), l’odio, che valore abbia il denaro: quesiti che spesso si risolvono in altri quesiti e paiono a volte come sequenze di pascoliana o leopardiana memoria, rivalutando ora le piccole cose nella consapevolezza della loro grandezza, ora le incognite esistenziali sul tempo e sul mistero.

Non mancano nemmeno nei testi di Chiappelli gli istanti propedeutici della natura che ci accompagna notte e giorno, che ci culla e ci ammansisce. Né viene meno il ricordo di tempi in cui povertà e inconsapevolezza non distruggevano affatto la serenità del vivere. Anzi la rinvigorivano e ne illuminavano il prosieguo.

 

Enea Biumi           

 

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