giovedì 28 novembre 2024

Paolo Ruffilli “Fuochi di Lisbona” (Passigli Editori, 2024)

 



“Al posteggio dei tassì c’era il blu di prima che iniziasse il giorno. Dopo il blu velluto della notte e prima dell’azzurro del mattino, quando alla fine il buio inciampa a un tratto nella luce”. E’ un brano dell’opera narrativa di Paolo Ruffilli, “Fuochi di Lisbona”. L’impresa ardua esprime tutta l’attenzione e il coinvolgimento dell’autore nel suo empatico percorso, volendo rapportarsi alla scrittura del grande poeta portoghese Fernando Pessoa e, in particolar modo, al carteggio che testimonia del suo amore per la giovane Ophélia Soares Queiroz; relazione poi interrotta. Testi stessi di Pessoa riprodotti in corsivo si alternano alla prosa di Ruffilli che pone sulla pagina un contemporaneo io narrante, recatosi a Lisbona per un convegno, e che vive una parallela storia di passione con una donna, Vita, che lo attrae in un magma di sensualità e fascinazione. Il procedere testuale si pone in una veste commisurata al sentire la complessità dei sentimenti, dei sensi, il dialettico arpeggio delle domande, il dibattuto accogliere la seduzione, la ricerca fondamentale di un significato sempre nascosto nei misteri del vissuto. E’ una prosa, quella di Ruffilli, che qui sviluppa rimandi, nelle frasi, di vere e proprie rime e assonanze, quasi a evocare la più autentica natura poetica dell’autore. La tonalità efficace appare nella esposizione cromatica delle sfumature che caratterizzano la città sulle rive del Tago, così le sensuali infiltrazioni della fisicità, la potenza interiore del canto di Amalia Rodrigues.  Da sempre e più di tutto, i colori nella incandescenza del riflesso sull’anima; “beige e sabbia, ormai, il cielo e il fiume. Ocra, terra di Siena, ruggine, cacao, avana, prugna: le case e la città erano prese in una gamma mescolata di marroni. Nella polvere d’oro della sera che moriva”. Il senso arcano della vita e il continuo inseguimento di quella figura che nel libro dell’inquietudine e nei tanti eteronimi ha interpretato l’approccio più autentico a quelle giornate che sono filosofie. Paolo Ruffilli esprime qui una visione peculiare di ciò che il sentimento d’amore, nelle sue diverse connotazioni e sfumature, comporta come vicissitudine attraverso aneliti, paure, delusioni, moti, contraddizioni che, comunque, giustificano il nostro inesausto cercare. Accompagna il testo una nota di Antonio Tabucchi scritta nel 2012 sulla versione inedita dell’opera.

 

                                                         Andrea Rompianesi

 


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