“Al posteggio dei tassì c’era il blu di prima che
iniziasse il giorno. Dopo il blu velluto della notte e prima dell’azzurro del
mattino, quando alla fine il buio inciampa a un tratto nella luce”. E’ un brano
dell’opera narrativa di Paolo Ruffilli, “Fuochi di Lisbona”. L’impresa ardua
esprime tutta l’attenzione e il coinvolgimento dell’autore nel suo empatico
percorso, volendo rapportarsi alla scrittura del grande poeta portoghese
Fernando Pessoa e, in particolar modo, al carteggio che testimonia del suo amore
per la giovane Ophélia Soares Queiroz; relazione poi interrotta. Testi stessi
di Pessoa riprodotti in corsivo si alternano alla prosa di Ruffilli che pone
sulla pagina un contemporaneo io narrante, recatosi a Lisbona per un convegno,
e che vive una parallela storia di passione con una donna, Vita, che lo attrae
in un magma di sensualità e fascinazione. Il procedere testuale si pone in una
veste commisurata al sentire la complessità dei sentimenti, dei sensi, il
dialettico arpeggio delle domande, il dibattuto accogliere la seduzione, la
ricerca fondamentale di un significato sempre nascosto nei misteri del vissuto.
E’ una prosa, quella di Ruffilli, che qui sviluppa rimandi, nelle frasi, di
vere e proprie rime e assonanze, quasi a evocare la più autentica natura
poetica dell’autore. La tonalità efficace appare nella esposizione cromatica
delle sfumature che caratterizzano la città sulle rive del Tago, così le
sensuali infiltrazioni della fisicità, la potenza interiore del canto di Amalia
Rodrigues. Da sempre e più di tutto, i colori nella incandescenza
del riflesso sull’anima; “beige e sabbia, ormai, il cielo e il fiume. Ocra,
terra di Siena, ruggine, cacao, avana, prugna: le case e la città erano prese
in una gamma mescolata di marroni. Nella polvere d’oro della sera che moriva”.
Il senso arcano della vita e il continuo inseguimento di quella figura che nel
libro dell’inquietudine e nei tanti eteronimi ha interpretato l’approccio più
autentico a quelle giornate che sono filosofie. Paolo Ruffilli esprime qui una
visione peculiare di ciò che il sentimento d’amore, nelle sue diverse
connotazioni e sfumature, comporta come vicissitudine attraverso aneliti,
paure, delusioni, moti, contraddizioni che, comunque, giustificano il nostro
inesausto cercare. Accompagna il testo una nota di Antonio Tabucchi scritta nel
2012 sulla versione inedita dell’opera.
Andrea Rompianesi
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