mercoledì 1 ottobre 2025

Gilberto Isella “Divaricando l’attimo” (Book Editore, 2025)


 Tentare la possibilità di porre iati all’interno di un flusso che è quello del tempo. Arduo compito nella fascinazione delle cose che fuggono e che tornano, quando la domanda esistenziale si avvale di una osservazione inquieta, critica, ma anche tesa verso una necessità di significazione pur problematica. Siamo tra le pagine donate da Gilberto Isella nell’esito poetico “Divaricando l’attimo”. Espressione in divenire tra immanenze tecnologiche dell’oggi e virate anelanti la trascendenza in una osservazione che si fa eco di tono metafisico: “mente d’astro subitanea irrompe/ salomonici sigilli scuote e disorienta/ boschi araldici dall’etere asporta/ e alla terra in sequenze li affida”. Adattamento di versi in strofe segnate da compressione di passaggi che ornano una domanda ancestrale, una identità tracciata da tessere congiunte e collegate nelle figure messaggere di segnali da interpretare, dove il rischio dell’oblio comporta la giuntura imprevista, l’intervallo quale tregua da un passato che incalza in ciò che assurge a possibile intervento, a concessa correzione. Il mistero comunque incarna la più sottile trasparenza del visibile che Isella analizza alla luce della peculiarità espressiva in sintagmi di diversa estensione ma sempre attinenti ad una complessa “solidità concettuale” che coniuga l’alternativa in espressione affiancante e integrativa. Così insorgono specificità quantistiche deviate in teoremi estendibili, in nature ostiche, quando “si aggrappa a fessure di muro/ ode nenie erbose dapprima/ pistilli stami sottilissime/ fibre da brezza cullate”. Ma insorgono anche tonfi e croste, gemiti e afasie, qualora un precipizio sia esposto ad indole di caduta, necessità di reinterpretazione attraverso coniuganti osservazioni naturalizzate in pensieri che il poeta scolpisce nelle partiture assimilanti la divaricazione come tecnica scultorea tra pianificazione della parola indicante l’enigma, così come la materia in attesa di percepire la sua forma in “strapiombi mentali”. Gilberto Isella è cultore di parola poetica in pensiero e spirito, attraverso l’uso del vocabolo corposo in una “geometria refrattaria”; cogliamo spunti di citazioni che coinvolgono Emily Dickinson come Eugenio Montale, Fernando Pessoa come Gabriele D’Annunzio, Valerio Magrelli e Camillo Sbarbaro, Dostoevskij e Mc Carthy...rimandi letterari che nutrono la contemporaneità stessa della ricerca nel suo intreccio espressivo tra le soglie e i passaggi di quell’andare che è domanda costitutiva e antropologica. Il verso elegante dell’autore ridisegna i confini di una partitura incurante del pericolo rappresentato da una concettualizzazione che qui riesce a farsi suono significante, dettatura accogliente le fasi del mistero e della cura, come l’espediente linguistico mai gratuito che richiama l’osservazione fonetica sul particolare rivelante. Brevissime, le poesie della seconda parte, si accentrano nello spazio della pagina connotando l’applicazione a stelo dove “l’umile disco della vita/ coinciderà/ con la parola cosmica/ la non detta/ ancora”; come la divergenza delle forme concede l’intarsio e la sosta, l’avveduta comparsa degli elementi tracciati e dischiusi all’osservante coincidenza di segnale e risposta. E’ una fluente meditazione sull’attimo che imprime ai versi l’attenzione in varchi e colori, squarci e amnesie, tendendo poi al passaggio verso ulteriori espressioni pensanti; “lì il muschio posa le tinte/ dei propri umori alogeni/ scontando le vertigini/ di chi l’ha calcato”, oltre il ritorno sillabico interno nella tramatura di suono e ritmo per cogliere la precisione del passo cronologico che assiste al tono possibile. Gilberto Isella deterge la pagina tra viali e tetti, albe e venti, silenzi e petali, onde e pause; le voci veicolano sussurri dagli interstizi, portando la complessità minimale dei particolari su destrezze linguistiche di elegante efficacia: “angolo giro che ruota/ intorno a breviari d’acqua/ terre rare e tormenti/ candele ignifughe e tare/ su pietre che accerchiano/ passioni mai sgravate”. C’è un tentare, comunque, un vedere risalire le cose verso un accenno di chiarore; formula che riporta le poesie ad ordine verticale d’inizio verso, quasi a riprendere il filo del tracciato tra le polarità della materia stessa affrontata nel suo essere, posta nell’ottica di una manipolazione che oggi si avvale della dirompente frenesia tecnologica per poi addossarsi ad una variazione grafica che allude a tensioni ulteriori ed opposte, perfino a richiami omerici. Certo, un intervento sarebbe quanto mai urgente per condurre verso la possibilità di cogliere tra gli spazi dilatati l’insieme dei ponteggi da noi costruiti nella ricerca incessante di riferimenti per risolvere almeno il moto iniziale della scrittura, il suo compito primario: “quadro da raddrizzare, chiodo/ estorto a un singhiozzo/ sfacciata obliquità”. Di ogni divaricamento si coglie quindi il tratto che manca, la sonora esclusione che conduce però non alla resa ma a quello spostamento della prospettiva che riporta alla cura, alla progettualità poietica esigente l’attesa di una memoria riavvolta e recuperata come preludio e scommessa, come evento che può raggiungere perfino la vetta mistica. Infatti l’ultima sezione evoca la figura di Ildegarda di Bingen, riferendosi al suo “Libro delle opere divine” nel conforto delle osservazioni e delle allegorie; “ma tu/ il suono giusto implora/ il suono/ non lo stridere eterno di un dubbio”. Il cromatismo è incisione verso un’apertura alta e ambita, in un passo che solca le asperità terrigne ma accosta poi moti che non escludono effluvi d’estasi: “io scosto garofani di fango/ giro la lancia/ guardo nel biondo divario/ delle trine”. Gilberto Isella compie uno sviluppo costante che supera cicli e rimandi, ponendo segnali svelanti limiti esistenziali ma anche prospettive possibili, in citazioni ad esergo; giungendo a quell’ “incespicare nei dislivelli/ brumosi del colle” che coinvolge Leopardi.

                          Andrea Rompianesi

Gilberto Isella “Divaricando l’attimo” (Book Editore, 2025)

  Tentare la possibilità di porre iati all’interno di un flusso che è quello del tempo. Arduo compito nella fascinazione delle cose che fugg...