Una spy story tutta nostrana che mostra l’abilità narrativa
e descrittiva di Adelfo Forni. Un’avventura a tutto tondo di un ragazzo
napoletano sveglio e promettente che viene indirizzato nei servizi segreti dello
Stato italiano ai primi del novecento e che vedrà concludere la propria esperienza
durante la seconda guerra mondiale.
Il romanzo impostato in prima persona rivela la mano attenta
dello scrittore che segue in maniera scrupolosa il suo personaggio, così come
ha seguito in passato i suoi sette libri considerati e amati come figli.
Totò, il protagonista di questa intrigante storia di
spionaggio, fa ufficialmente il barbiere come suo padre e prima ancora suo
nonno. Ma dietro questa facciata c’è il lavorio segreto e spesso pericoloso di
informatore.
Siamo all’inizio del secolo. Le nazioni europee sono tra
loro diffidenti. Gli interessi sono molteplici e nessuna vuole soccombere alle
altre. L’Italia desidera allargare i propri confini acquisendo territori
africani, ma incontra ostacoli soprattutto creati dalla Francia. La Triplice
alleanza regge. E regge pure la diffidenza tra alleati. Si pensa quindi di
creare una rete di spionaggio per prevenire eventuali tradimenti e conoscere le
mosse degli avversari, non ancora nemici. In questa situazione si inserisce il
nostro personaggio che inizia a raccontare se stesso nel momento in cui sale
sul Titanic col nome di Alì Assam.
Come in un flash back cinematografico l’autore ci fa vedere l’infanzia
del protagonista presso la bottega paterna di barbiere, l’incontro con don
Vincenzo che lo porterà a Roma, dove imparerà il mestiere di spia, i suoi primi
passi a Marsiglia e poi a Damasco pronto per altre avventure.
La prima di queste proprio sul Titanic.
Non sto a rivelare oltre la trama del romanzo per non far
scemare l’interesse al lettore. Sottolineo solo la capacità espositiva di Forni
che da una pagina all’altra ci porta al seguito di imprese spionistiche vere o
presunte, facendoci gustare il clima di un’epoca, come quella del primo
novecento, colma di contrasti, imprevisti e rigurgiti nazionalisti, che
porteranno alle due guerre mondiali.
Da notare anche la minuziosa descrizione dell’ambiente del
Titanic, il panico di quegli ultimi istanti, che danno la sensazione come di
una anticipazione della catastrofe che avverrà in seguito con la seconda guerra
mondiale. Una minuziosità dovuta allo studio e all’approfondimento delle
vicende storiche analizzate e una abilità che permette di unire fantasia e
realtà in un unicum avvincente cui il lettore non può sottrarsi.
La spia del Titanic appare quindi anche come una grande metafora della vita. Un viaggio verso una meta da acquisire o conquistare attraverso la capacità di adattamento alle varie situazioni. Come un personaggio pirandelliano Totò caffelatte si trasforma in Alì Assam per resuscitare poi a New York, dopo l’affondamento della nave, col nome di Michelangelo Colombo detto Mike. Ma il cambiamento è solo nel nome. Lo spirito, la volontà, i gesti rimangono gli stessi: quelli di uno 007 ante litteram e per giunta italiano, che si infiltra dappertutto, nelle situazioni più disparate e pericolose, perché il suo mestiere è quello dell’informatore. E il suo mestiere lo sa ben fare. Come del resto Adelfo Maurizio Forni sa fare il narratore rapendoci nel magico e avventuroso mondo dello spionaggio.
Enea Biumi