“Chi fosse transitato alle quattro del mattino al Copacabana avrebbe notato un’ombra sgattaiolare dalla porticina sul retro del night per infilarsi in un’auto bianca: una Panda un po’ vecchiotta”. Con questo fotogramma visivo inizia il primo dei testi che costituiscono la raccolta “La maestrina del Copacabana e altri racconti” di Enea Biumi. L’autore, poeta e narratore, è sempre stato un finissimo ritrattista di personaggi caratterizzanti un certo mondo di provincia, in particolare quello del Varesotto, ma con una tonalità estendibile a spazi più ampi; quella provincia protagonista di ambientazioni incisive in percorsi che vanno da Piero Chiara ad Andrea Vitali. La scrittura di Biumi è ricca di diffusa ironia con miscelature dialettali. Nel caso specifico, cinque sono i brevi testi di narrativa che compongono l’esito editoriale. Il primo, che fornisce il titolo al libro stesso, tratteggia cromature di stagioni e di ambienti in cui l’ipocrisia e il desiderio di ferire con la maldicenza incombono sulle vicende umane, come quella della giovane e avvenente maestra di scuola che si trasforma in seducente intrattenitrice di night club. Nel secondo, l’intreccio dei tradimenti tra coppie che si incrociano determina un tragico esito. Biumi si concentra sulla scrittura di un impianto specificamente dialogico, con una riduzione della tonalità linguistica alla formula dell’immediato dicibile espresso attraverso una incisione dei tratti quali tipologie di una società minimale identificata da mentalità arcaiche ed espressività popolari; non escludendo poi l’intervento autoriale in prima persona, nella sostanziale vocazione del cantastorie. Il terzo racconto è forse quello con maggiore capacità di seduzione testuale anche perché caratterizzato da una forte connotazione letteraria, portando l’io narrante alla ricerca dei passi compiuti da Giuseppe Ungaretti, particolarmente amato da Biumi. Sembrano riaffacciarsi le variegate emozioni condotte dallo scorrere dei suoi fiumi, determinanti nella riflessione del grande poeta che ha saputo così bene filtrare il sentimento del tempo, e del suo tempo. Il quarto racconto si concentra sulla nitidezza dei ricordi che riaffiorano in chi si ritrova nella fase conclusiva della vita. Le amicizie, gli amori, la guerra; la successione degli stati d’animo e il fuggire dei momenti. L’ultimo testo, che descrive un innamoramento contrastato sulla base dell’appartenenza a diversi e distanti ambienti sociali, esprime uno stile particolarmente fluido e scorrevole. Enea Biumi, in questo esito narrativo, riafferma la sua specifica predisposizione al tratteggio dei caratteri, dei vizi e delle personalità che contraddistinguono il più diffuso male di vivere, sempre però con l’accompagnamento gentile di una garbata e divertita tolleranza.
Andrea
Rompianesi