Con un
linguaggio asciutto e diretto Emiliano Pedoni affronta un thriller che
si basa su alcuni presupposti del paranormale e che, a tratti, diviene un vero
e proprio noir. La vicenda racconta di un serial killer
psicopatico che massacra donne per una sua frustrazione personale. La storia, che parte da una visione iniziale
di un ragazzo sensitivo, si fa via via più stringente e coinvolgente per
arrivare nelle pagine finali alla risoluzione del caso.
La ricerca del
mostro, come viene giustamente definito nel romanzo, sarà condotta dalla
detective Collins che si avvale del supporto dello sceriffo Morris ma
soprattutto delle precognizioni di Ethan, il ragazzo che, attraverso improvvise
e in principio non volute visioni, farà riaprire il caso di una fanciulla
scomparsa. Purtroppo nel corso delle indagini si aggiungeranno altre fanciulle
orribilmente trucidate. E gli indizi raccolti, anche attraverso messaggi
inviati tramite una vecchia Remington, non serviranno nell’immediato a stabilire
e scovare il vero criminale. Anzi aiuteranno a sviare le indagini. Il tutto verrà
guidato però da un segno: delle tracce rosse (da qui il titolo) che condurranno
gli inquirenti, alla fine, alla scoperta del colpevole.
Interessante,
oltre il giallo in sé, è la “conduzione binaria”, come l’ha denominata
nella presentazione del libro lo stesso autore. Cioè, quando viene presentato
il killer il capitolo presenta il simbolo dell’omega (Ω),
quando si avviano le indagini la pagina mostrerà il simbolo dell’alfa (α),
quando Ethan ha le visioni il simbolo diventerà quello dello Yin Yang ( ) che, come tutti sanno, rappresenta il
perfetto equilibrio dei poli opposti. Se è facile intuire che omega sta ad
indicare il male e la sua fine mentre l’alfa rappresenta l’inizio del bene e la
sua vittoria, meno agevole potrebbe essere, ad un primo impatto, cogliere il
significato dello Yin Yang. Quali saranno gli opposti presenti nel sensitivo
Ethan? Da una parte abbiamo la visione
del male (la ragazza uccisa) e dall’altra la realtà del male (l’assassino): il
paranormale e il normale. Questi due elementi, uniti, rappresentano a mio
avviso una specie di ossimoro retorico attraverso il quale i protagonisti saranno
in grado di arrivare al bene, cioè alla cattura del colpevole.
La detective
Collins, lo sceriffo Morris, gli amici di Ethan, Mark e Timothy, la famiglia
stessa del ragazzo veggente saranno coinvolti in una ricerca che avrà le
caratteristiche di una contrapposizione inquietante e affannosa volta a frenare
il serial killer che abilmente si nasconde nella contea di Mammos. I
tratti realistici di questa narrazione sono una connotazione positiva e
contribuiscono a creare quell’atmosfera adatta per un giallo che non disdegna
aspetti psicologici e domande esistenziali. Non per nulla l’esergo iniziale ha
un ben preciso indirizzo: l’epitaffio di Sicilo che così sentenzia: “finché
vivi, splendi, non rattristarti di nulla: cosa breve è la vita. Il tempo volge
presto alla sua fine.”
Ecco, il thriller
di Emiliano Pedroni ci porta, nonostante la drammaticità del racconto, allo
splendore della vita. Ci consegna alla vita stessa. L’impressione è quella di
essere inseriti in un sogno. E, sebbene in questo sogno ci sia la presenza del
male, alla fine rimaniamo del tutto sollevati perché il bene sopravanza sul
male. E si respira un’aria del tutto nuova e purificatrice.
Oggi si parla
di metaverso, di realtà virtuale. La lettura, da secoli, ha anticipato questo
mondo e questa moda attuale. Immergersi nelle pagine di un libro significa
abbandonarsi e abbonarsi all’immaginazione, significa lasciarsi andare a
sentimenti ed emozioni che in altri contesti, forse, faremmo difficoltà a
sostenere e a mostrare. E il leggere e – per alcuni – lo scrivere, come
sostiene lo stesso autore, è l’evasione dalla realtà, è lo scrollarsi di dosso i
panni del quotidiano per rivestire, come proponeva Machiavelli, quelli curiali:
è un proseguire oltre, perché, appunto, il tempo volge presto alla fine.
Enea Biumi
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