PASSIONI DI ENEA
CARLO ZANZI - 14/12/2018
Artisticamente il suo
nome è Enea Biumi, all’anagrafe invece si chiama Giuliano Mangano. Non è
giovanissimo (nel 2019 compirà settant’anni), di professione pensionato, ma
prima lavorava come docente di lettere negli istituti superiori varesini, dove
ha diretto anche un laboratorio teatrale. Ha alcune passioni dichiarate,
confortate dalle doti, perché non basta la passione per ottenere risultati
pregevoli. Passioni: la musica e la scrittura. Suona una fisarmonica pagata
oltre tre milioni negli anni Ottanta, quindi dell’attuale valore di seimila euro,
compone canzoni, soprattutto in dialetto. Ne ha appena prodotta una, su testo
del poeta dialettale Paolo Rattazzi: La prima fioca. Ama la poesia, la compone,
fa parte del Cenacolo dei Poeti e prosatori dialettali della Famiglia bosina
(cura il sito del gruppo) nonché del Gruppo Folk bosino. A partire dal 1969
(data del suo primo libro pubblicato, Lumen XXVIII, raccolta di poesie), in
tanti anni ha pubblicato con grandissima parsimonia, pochi titoli, troppo pochi
per uno come lui. In compenso ha collaborato ad altri volumi, ha scritto alcune
opere teatrali e tradotto, in collaborazione con Maria Luz Loloy Marquina,
poeti di lingua castigliana, soprattutto di area sudamericana. Importante la
sua amicizia con Martin Micharvegas, poeta e pittore argentino, in Italia per
fuggire alla dittatura: con lui ha fondato e curato per anni la rivista online
I poeti nomadi. Infine collabora con alcune riviste letterarie e quotidiani
locali.
Nell’aprile del 2018 è uscito, per
Genesi Editrice, il suo romanzo giallo ‘Rosa fresca aulentissima’. Il Biumi ha
vinto il premio I Murazzi per l’inedito 2018. Ecco stralci dalla motivazione
della Giuria: ‘La Giuria, con l’unanimità dei voti, ha apprezzato lo stile
fluente del racconto, sostenuto e arricchito da un dialogo ben strutturato, sia
dei protagonisti che delle mezze figure, con sapiente dosaggio delle diverse
inflessioni dialettali. Pregevole l’intreccio della vicenda…’
Intanto, per chi si appresta a leggere
il romanzo, è d’uopo tenere a fianco il vocabolario, perché Enea Biumi usa
termini desueti, specifici, ricercati, che non fanno più parte non solo dello
stile giornalistico ma neppure di quello dei narratori contemporanei. La
scrittura è elegante ma non ricercata, comprensibile e mai banale. I dialoghi,
ossatura del romanzo, sono uno dei punti di forza. Leggendo Rosa fresca
aulentissima non può non apparire lo scrittore Piero Chiara, o il suo
‘figlioccio’ Andrea Vitali.
Gli elementi del romanzo giallo ci sono
tutti: la bella del paese, la più bella del paese trovata morta, trafitta da
nove pugnalate, e poi una serie di personaggi vicini alla ragazza (compreso un
sacerdote), per lo più spinti da ragioni amorose, che a tutta prima vengono
sentiti e sospettati, quindi altri personaggi che si aggiungono
inaspettatamente, un altro suicidio che forse è un omicidio, gli investigatori
che si affannano, vari dialetti che si incrociano nel dialogo, infine una nuova
pista, il colpo di scena finale. Lo sfondo della vicenda è un paese del
varesotto. Enea Biumi mostra competenza non solo linguistica ma anche musicale,
dialettale, nonché padronanza dei fondamenti di un romanzo giallo. Conosce
l’ambiente ecclesiale, quello dei Carabinieri e quello dei tribunali. Se si può
fare un appunto, lo siglerei facendo riferimento ai molti attori, che entrano
in azione in veloce sequenza, disorientando un po’ il lettore, soprattutto chi,
non più giovane, non gode di buona memoria. Per il resto, direi che il giudizio
della Giuria è più che meritato. E soprattutto Enea Biumi merita di essere
conosciuto adeguatamente, quanto meno nella sua città, che fa da sfondo al
romanzo in questione. Biumi merita la lettura perché è autore di sostanza. Ha
alle spalle anni e anni di letture: dai classici greci e latini ai classici
italiani, poeti e narratori, con un amore particolare per Manzoni e
un’infatuazione per Gadda. Preferisce certamente Morselli a Chiara, benché
ammetta di essersi avvicinato, forse inconsapevolmente, allo scrittore luinese
in questo romanzo, un autore che giudica piacevole e interessante ma nulla più.
Rispetto all’ultimo lavoro letterario, in principio si trattava solo di una
bosinata (poesia dialettale a sfondo comico-satirico) dal titolo ‘La tusa dul
secrista de San Bias’. Dalla poesia si è passati al desiderio di scrivere un
racconto breve, che si è andato via via popolando di personaggi e situazioni.
Motivi di salute hanno obbligato Enea Biumi al riposo forzato, che gli ha
permesso, nel 2017, di dedicare molto tempo alla scrittura, sicché il racconto
è diventato romanzo, quello che oggi i varesini (e non loro soltanto) possono
gustare.
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