martedì 31 maggio 2022

Enea Biumi: storie di amori, intrighi e scalate sociali (Anna Di Pietri, La prealpina, 12 maggio 2022)


Un po' come le voci di paese, ricche di colpi di scena e ironia. Sono le storie dell'ultimo libro di Giuliano Mangano, in arte Enea Biumi, poliedrico scrittore varesino che da anni riesce a tratteggiare persone e caratteri dei nostri luoghi.
La raccolta di racconti La maestrina del Copacabana, uscito per Genesi Editrice, si snoda attraverso cinque vicende inventate che sembrano aprire altrettante porte su spaccati di vita diversi ma sempre legati alla società dei nostri luoghi. Attraverso una scrittura che il critico Carlo Zanzi definisce al contempo "popolare e raffinata" e uno sguardo che lo avvicina a Piero Chiara e Giovannino Guareschi, Enea Biumi - professore di Lettere, uomo di Teatro e Poesia - narra con la sicurezza di chi sa usare tutti i registri della parola, a volte ricorrendo a termini preziosi altre addirittura al dialetto, e con il ritmo di chi ha i tempi del dialogo e della mise en scène.
Tra le pagine de La Mestrina del Copacabana ritroviamo amori, intrighi, scalate sociali, episodi divertiti di vita, ma anche un affettuoso omaggio a Giuseppe Ungaretti. L'autore ci ha raccontato cos'ì il suo ultimo libro, già vincitore del premio I Murazzi per l'inedito 2020, che verrà presentato per la prima volta in assoluto oggi alle 18 nelle sale di Villa Bozza Quaini a Cadrezzate.
Enea, cosa si respira in questo libro?
«Mi sono messo dal punto di vista di chi ascolta le chiacchiere di paese dopo la messa. Mi ha sempre interessato riproporre ciò che accade nelle famiglie»
Perché ha scelto il titolo La maestrina del Copacabana?
«Deriva dal titolo del primo racconto, che era quello che mi intrigava di più. È la storia di una maestra di scuola elementare, che ha una seconda vita col nome di Shilly e fa l'intrattenitrice di locali notturni»
Poi ci sono altri quattro racconti...
«Ce n'è uno sulla scalata sociale di un bottegaio e uno sulla vicenda di un personaggio appartenente a una famiglia importante. Per quest'ultimo ho preso in parte spunto da un vecchio racconto che negli anni settanta venne pubblicato sulla Prealpina. Un altro invece è dedicato a colui che considero il mio maestro poeti: Ungaretti. L'ho omaggiato attraverso i suoi fiumi. In un altro invece ho voluto raccontare mio zio.»
Cosa cerca quando racconta?
«Mi piace far sorridere la gente»

Anna Di Pietri

 

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