Vagando è diviso in due
parti: acque e sguardo. Nella prima sequenza (acque) Luca
è il protagonista di un racconto scandito attraverso momenti topici che sono: preludio,
primo movimento, intermezzo, secondo movimento, finale. La seconda sequenza
(sguardo) è invece un coup d’oil molto attuale, generato dalla
pandemia e da ciò che ci ha costretto e lasciato.
Se non ho male interpretato Acque,
la connotazione che Dora Mauro vuole imprimere è una narrazione preoccupata
di cogliere gli aspetti psicologici e i risvolti spesso ambigui della realtà
quotidiana passata al vaglio con gli occhi del protagonista. Le situazioni in
cui Luca si viene a trovare sono apparentemente semplici, offerte al lettore in
maniera chiara e trasparente, organizzate per moti dei giorni e delle ore,
acquisite senza sottrarsi ad eventuali ambiguità di sorta.
Nel preludio si intuisce
che il protagonista affronta una vita lontano dal paese natale e ne confronta
istante per istante modalità e abitudini differenti. I toni sono quelli di una
nostalgica infanzia, mentre i paragoni sono stemperati in una sorta di ascetica
quotidianità, quasi una asettica considerazione sull’uso del vivere in un
paesino disperso del meridione in contrapposizione al vivere “straniero”.
Infatti il winstub sembra, ma non è, l’osteria conosciuta prima
dell’emigrazione. Niente però è scontato, nulla è acquisito. Così come il
rimpianto, nonostante tutto, non prevarica o impingua il tessuto narrativo.
Forse quello che Dora Mauro vuole
trasmetterci è la volontà, come sosteneva Aristotile, di conquistare la
felicità attraverso una normale esistenza: sono queste le riflessioni di Luca
che si ritrovano anche nella sua prossemica e a dire il vero lo fanno
assomigliare a un bambino che vuole assolutamente essere libero e che così si
comporta nel segreto della sua cameretta ben sapendo che oltre quelle mura ci
sono i genitori pronti ad intervenire e a rimproverarlo.
Ecco allora delineate e
ridisegnate le sfumature psicologiche più liminari e complesse del protagonista.
Nel primo e secondo movimento Luca vaga di paese in paese, tra amori e
tradimenti, osserva e incamera situazioni e volti, ma quasi sempre si astiene
dai giudizi, o per lo meno, rimane consapevole che la vita ci conduce spesso
dove non avremmo voluto andare. La scrittrice sembra utilizzare, come da un
palco teatrale, un binocolo col quale osserva e studia movimenti e
atteggiamenti, anche i più piccoli o insignificanti – come quello di prendere
il caffè, chiudere le persiane, leggere i cartelli indicatori, osservare il
treno, odorare il profumo dei tigli.
È in questo contesto che si
delinea il carattere di Luca come insegnante, il suo essere docente e il
rapporto con la scuola, gli alunni, il preside. Quel mondo rappresenta in
sintesi una dimensione esistenziale che si affaccia come in una scacchiera
prestabilita, in una geometria di mosse e contromosse che prefigurano
l’avvicendarsi dei destini: quello di Luca in primo piano e successivamente
quelli di coloro che lo circondano in quell’agone misterioso e avvincente che è
la vita.
Enea Biumi
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